Il clima nel settore bancario torna leggermente a peggiorare secondo gli ultimi dati del KOF, con l’indice sull’evoluzione degli affari negli ultimi tre mesi che scivola nuovamente in territorio negativo. La piazza bancaria ticinese si distingue per degli indicatori prospettici ancora positivi, confermando, inaspettatamente, un moderato ottimismo. Risultano invece un po’ meno rassicuranti gli indici relativi agli impieghi: sebbene gli ultimi dati indichino un aumento dei livelli d’impiego, la maggior parte degli istituti giudica già “eccessivi” i livelli attuali e, inoltre, prevede una riduzione degli impieghi nei prossimi mesi. Questa inversione di tendenza trova delle prime spiegazioni nell’erosione dei margini operativi e nelle difficoltà di finanziamento, che coinvolgono una quota crescente di banche. Questa evoluzione si inserisce in un contesto particolare: la Banca nazionale svizzera ha appena deciso di mantenere invariato il tasso guida allo 0,0%, anche per trasmettere dei segnali di stabilità. Al contempo, il settore bancario – come altri comparti economici – rimane esposto a una congiuntura internazionale sempre più condizionata dall’incertezza.
Il commento del Direttore ABT Franco Citterio
«Il primo semestre di quest’anno è stato contraddistinto da una situazione geopolitica complessa che ha determinato un quadro economico nuovamente molto instabile.
Le attività bancarie risentono inevitabilmente di queste tensioni e le risposte date al presente sondaggio riflettono le preoccupazioni degli operatori. La situazione degli affari è tutto sommata
ancora positiva ma si nota una grande insicurezza per quel che riguarda le previsioni a breve termine. La domanda di servizi bancari e finanziari tende a calare anche se le variabili di mercato
(tassi d’interesse, indici di borsa ecc.) non sembrano per ora delineare scenari catastrofici.
Gli istituti bancari segnalano anche alcune restrizioni che ostacolano l’operatività. In particolare, le norme sempre più severe di BNS e FINMA in tema di fondi propri e di liquidità tendono a rendere più difficoltosa e onerosa la ricerca di nuovi affari. A ciò si aggiunge la scarsa reperibilità di capitali a risparmio attratti verso forme d’investimento più remunerative. Ciò complica
il finanziamento di operazioni bancarie e quindi non sempre le richieste di credito possono essere soddisfatte. Per quel che riguarda i livelli d’impiego notiamo una lenta ripresa dell’occupazione ma spesso determinata da una ricerca di profili differenti rispetto al passato. Con il ricambio generazionale e con la crescente digitalizzazione le funzioni più preziose riguardano lo sviluppo e il controllo dei processi operazionali e quindi la necessità di nuovi profili professionali.
Concludendo, la parola d’ordine rimane “cautela”, determinata dall’incertezza che stanno vivendo le economie di mezzo mondo. Per la Svizzera annotiamo anche il nodo dei dazi imposti dagli
Stati Uniti che sta mettendo a dura prova l’industria d’esportazione e che sta già provocando danni alla bilancia commerciale elvetica e una correzione al ribasso delle stime di crescita economica».